Le città di San Gennaro sono tante. Se infatti pensiamo che sia solo il patrono di Napoli, abbiamo fatto un errore enorme.
La città partenopea non è stata la prima città a venerare San Gennaro come santo patrono e non è nemmeno il luogo dove nacque Gennaro.

Troviamo infatti il culto del prodigio del santo sparse in tutte le province della Campania. Scopriamo il suo percorso

Benevento

Nonostante sia la città di San Gennaro per eccellenza, essendo nato proprio qui ed essendo stato anche vescovo di Benevento, in realtà non figura nemmeno fra i patroni.

Nacque nell’ex capitale sannita il 21 aprile del 272. Sappiamo pochissimo sui suoi primi anni di vita, ma sappiamo con certezza che fu vescovo della città quando aveva circa 30 anni. Era un uomo estremamente carismatico e molto amato dai fedeli, che lo seguivano e lo ammiravano per la sua immensa calma e per le parole sempre attente, giuste e cariche di speranza.

Dopo la morte di San Gennaro ci fu una lotta ferocissima fra il Ducato di Napoli e il Ducato di Benevento per tenere le sue ossa in città. Ci fu anche un episodio clamoroso: alcuni agenti segreti del duca Sicardo, nel IX secolo, riuscirono a rubare tutte le reliquie di San Gennaro ai napoletani, portandole a Benevento.
Ci fu una serratissima lotta diplomatica per ripotarle in riva al golfo, ma tornò solo l’ampolla col sangue. Le ossa, invece, rimasero a Benevento e poi furono trasferite a Montevergine.

Pozzuoli

Secondo la tradizione, Pozzuoli rappresentò il momento cruciale della vita di San Gennaro: ci troviamo infatti nel periodo delle persecuzioni contro i cristiani volute dall’imperatore Diocleziano.
Durante le sue prediche conobbe infatti Sossio, il diacono di Miseno. I due diventarono grandissimi amici, ma il destino fu separato tragicamente: si diedero appuntamento infatti a Puteoli, all’epoca città importante della Campania Felix, per una visita pastorale assieme a Desiderio, altro importantissimo rappresentante della chiesa beneventana. Durante il viaggio il diacono di Miseno fu però arrestato e, quando Gennaro e gli altri predicatori andarono a chiederne la scarcerazione, furono arrestati a loro volta e condannati alla pena di morte nell’Anfiteatro di Puteoli, divorati dalle bestie feroci.

Qui avvenne uno dei miracoli più famosi, che è ritratto anche in uno dei quadri più belli di Artemisia Gentileschi: i leoni, o gli orsi, davanti allo sguardo di Gennaro diventarono docili come cuccioli. E non toccarono nessuno, nello stupore di tutti.

Fu così che, nella prima versione della storia, Dragonzio, governatore della Campania, ordinò la decapitazione di San Gennaro e degli altri 7 martiri puteolani.

San Gennaro Artemisia Gentileschi
Il martirio di San Gennaro, di Artemisia Gentileschi. Oggi possiamo ammirarlo nel Rione Terra, Museo Diocesano.

Nola

In una seconda versione della storia c’è chi chi lega l’antica Hyria ad uno degli episodi più tragici di San Gennaro. Alcune fonti ritengono che, quando giunse in città con alcuni suoi compagni per predicare la religione cristiana, fu arrestato dal giudice Timoteo e condannato a torture immani. I carnefici rimasero sconvolti nel vedere che nessuna lancia e spada gli faceva del male. E allora si pensò di gettarlo in una fornace.

San Gennaro Fornace
San Gennaro esce illeso dalla fornace. Opera di Josè Ribera

Cimitile

Il complesso delle Basiliche Paleocristiane di Cimitile, uno dei più belli e rari che esistano al mondo, porta anche a questa città un episodio della vita di San Gennaro.
Si racconta infatti che Timoteo di Nola, ancora sconvolto dal miracolo, decise di far chiudere il vescovo di Benevento in un forno. E invece uscì di nuovo perfettamente illeso dalle fiamme, anzi, nemmeno i suoi vestiti erano stati bruciati.

Fu così che si decise di decapitarlo. E dal suo corpo fu raccolto il famoso sangue che ogni 19 settembre si scioglie.

San Gennaro decapitato
San Gennaro decapitato, dipinto di Girolamo Pesce

Napoli

La città di San Gennaro per eccellenza, in realtà, ai tempi del santo venerava ancora la figura di Virgilio, in un culto stranissimo e profano tipico dello spirito napoletano.

Sono numerosissimi i punti di Napoli in cui ci sono credenze, storie e leggende più o meno veritiere legate a San Gennaro, ma sappiamo con una buona dose di certezza che il buon santo non ci arrivò mai da vivo: sappiamo che fu sepolto da qualche parte nell’Agro Marciano, corrispondente forse all’attuale quartiere di Fuorigrotta, oppure alla zona di Agnano o Pianura. Allo stesso modo sappiamo che, tempo dopo la sua morte, i suoi fedeli vollero riesumare il suo corpo per portarlo in un punto più sicuro, le attuali Catacombe di San Gennaro a Capodimonte, e passarono per il Vomero, dove la tradizione vuole che si sia sciolto per la prima volta il sangue e dove ancora oggi c’è un culto fortissimo con ben tre chiese e una processione dedicata al santo.

In realtà dello scioglimento del sangue non se ne parla mai fino al 1389, quando Roberto d’Angiò fece costruire anche il reliquiario che ancora oggi contiene il sangue del santo.

I luoghi di Napoli attribuibili a San Gennaro sono praticamente infiniti: si va dal ponte della Maddalena, dove il santo fece il miracolo nel 1521 fermando la lava del Vesuvio che stava per toccare Napoli, alle cappellette nella Sanità che, per un motivo o per un altro, sono dedicate a miracoli del santo patrono in città. Siamo arrivati a firmare, nel 1527, un contratto fra il Santo e Napoli per garantire la protezione perpetua alla città.

La casa di San Gennaro è invece il Duomo di Napoli che, a dispetto di quanto si possa pensare, non è intitolato a lui. Ci sono infatti solo la cappella e l’ipogeo legati al suo culto.

Contratto Napoli e San Gennar
lI contratto fra Napoli e San Gennaro

Montevergine

Anche la famosissima abbazia di Montevergine è legata a San Gennaro. Proprio qui furono infatti ritrovate le ossa nel 1490, dopo una sparizione durata secoli. Fu Guglielmo Il Malo, re di Sicilia, ad ordinare il trasferimento nell’abbazia in provincia di Avellino. L’abbazia era un luogo decisamente più sicuro e per questa ragione i monaci non avevano la minima intenzione di restituire le ossa di San Gennaro a Napoli.
Il problema si risolse solo grazie all’intervento della famiglia Carafa, che riuscì ad abbattere le resistenze dei monaci con diverse centinaia di buone ragioni in monete d’oro.
A partire dal 1497 le ossa sono rimaste in città.

San Gennaro Vesuviano
San Gennaro vesuviano ha addirittura il santo nel suo stemma!

San Gennaro Vesuviano

C’è addirittura un comune che prende il suo nome. In questo caso, però, la storia della cittadina vesuviana è legata alla presenza di una chiesa dedicata al santo costruita dopo un’eruzione del Vesuvio, intorno al V secolo d.C. Si tratta quindi di una città che venera il Santo beneventano ancor prima di Napoli!

-Federico Quagliuolo

Città di San Gennaro mappa
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Riferimenti:
Paolo Regio, Le vite de’ sette santi protettori di Napoli, Napoli, 1579
San Gennaro, vescovo di Benevento e martire – Informazioni sul Santo del giorno – Vatican News
https://www.monitorenapoletano.it/sito/2017/settembre/8423-napoli-san-gennaro-vita-morte-e-miracoli.html
La Real Cappella del Tesoro di San Gennaro (museosangennaro.it)

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