Carlo di Borbone era il figlio primogenito del re di Spagna Filippo V, salito al trono dopo la guerra di successione spagnola, e di Elisabetta Farnese.
Quando Carlo nacque, non era destinato a regnare sul trono di Spagna in quanto suo padre aveva già altri quattro figli dalla prima moglie, Maria Luisa di Savoia, che morirono prematuramente, di vaiolo o, come Ferdinando VI re di Spagna, senza figli.
Carlo inoltre, aveva un carattere particolare, dovuto al suo luogo di nascita, ovvero la corte di Madrid, che era un ambiente poco incline ad accogliere le novità e in essa vigeva il totale rispetto delle tradizioni e il culto atavico della religione cattolica, professata attraverso una timorosa e sincera partecipazione.
Questo clima influì molto sul carattere del giovane Carlo, che era dotato di grande onestà e rigore morale. Carlo era però controllato dai suoi precettori e dalla madre, che gli impedivano di prendere decisioni in modo autonomo.
Per questo motivo, il giovane principe sviluppò un carattere malinconico e introverso. Uno dei suoi svaghi era la caccia, che praticava in quanto era considerata un’attività adatta per un futuro re.
Carlo di Borbone: l’erede dei principi delle signorie rinascimentali
Carlo nasce a Madrid il 20 gennaio 1716. Era l’erede di tre grandi dinastie: dal lato paterno era il bisnipote del re di Francia Luigi XIV mentre dal lato materno, dai Farnese di Parma e dai Medici di Firenze.
La madre Elisabetta era una donna di forte personalità e sapeva che le possibilità del figlio Carlo di poter ambire al trono di Spagna erano quasi nulle, per cui, si impegnò fin da subito per cercare in Italia un Regno da potergli dare.
Sia la dinastia dei Medici che dei Farnese si stavano estinguendo. Per cui, a Carlo spettavano sia il Granducato di Toscana, in quanto il cugino della madre, il Granduca Gian Gastone de’Medici, non aveva eredi che il ducato di Parma e Piacenza in quanto entrambi gli zii materni, ovvero i duchi Francesco e Antonio, erano morti senza figli.
La situazione politica e i fragili equilibri tra le principali potenze europee furono propizi per i piani di Elisbetta. In seguito al Trattato di Vienna del 1731, Carlo venne riconosciuto come Duca di Parma e Piacenza e erede del Granduca Gian Gastone. In questo modo, si limitava l’egemonia dell’Austria nella penisola italiana.
Carlo, Re di Napoli e di Sicilia
Approfittando degli eventi provocati dalla guerra di successione polacca, nel 1734 Carlo marciò verso il sud Italia e, dopo avere incontrato scarsa resistenza da parte delle truppe asburgiche, conquistò Napoli e la Sicilia.
La pace di Vienna legittimizzò il nuovo Regno del giovane Carlo che però dovette rinunciare al Ducato di Parma e Piacenza in favore del fratello minore Filippo.
Dopo 234 anni sotto dominazioni straniere, il Regno di Napoli ritornava di nuovo indipendente.
Carlo di Borbone venne incoronato nella cattedrale di Palermo re di Napoli e di Sicilia il 6 luglio 1735. L’avvento di una nuova dinastia rappresentò una svolta storica per i territori dell’Italia meridionale.
Re Carlo di Borbone sul trono del Regno di Napoli avrebbe dovuto assumere il titolo di Carlo VII, ma scelse di chiamarsi solo Carlo in quanto non si riconosceva con le precedenti dinastie che avevano governato il regno.
La grave crisi finanziaria e la sfiducia nei confronti dell’amministrazione pubblica avevano provocato il malcontento del popolo e della nobiltà, in quanto il governo austriaco, così come il precedente viceregno spagnolo, avevano sfruttato le risorse dei Regni di Napoli e di Sicilia, senza preoccuparsi di migliorarne le condizioni economiche e produttive.
A causa della giovane età e dall’educazione ricevuta, nei primi anni del suo regno Carlo non riuscì a imporre le proprie opinioni e il suo governo fu influenzato dalle esigenze della Spagna e dalle idee del conte di Santiesteban, suo precettore, e dal marchese di Montealegre, nonché dalla forte personalità della moglie, la regina Maria Amalia di Sassonia. Allo stesso tempo, il suo più fidato e valente collaboratore fu il giurista toscano Bernardo Tanucci, figura centrale nella politica del Regno di Napoli sotto Carlo.
Il vestito elegante per una capitale
Carlo, in venticinque anni di regno, diede vita a un’epoca di grandi trasformazioni sociali e culturali. Realizzò numerose opere pubbliche, dotò il Regno di una nuova rete viaria, come la Via delle Puglie e ricostruì la flotta. Fece ristrutturare il Palazzo Reale di Napoli, fece costruire la Reggia di Portici, il palazzo reale di Capodimonte e la Reggia di Caserta.
Vennero costruiti anche edifici a carattere assistenziale come l’Albergo dei Poveri, realizzato dal Fuga, il Foro Carolino, ideato dal Vanvitelli e l’ampliamento del porto.
Re Carlo sovvenzionò anche gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano.
Sotto il suo regno, a Napoli nel 1737, in appena otto mesi, venne realizzato il San Carlo, primo teatro lirico d’Europa. Vennero istituiti anche i conservatori di Santa Maria di Loreto, Pietà dei Turchini, Poveri di Gesù Cristo e Sant’Onofrio a Capuana, alla base della gloriosa scuola musicale napoletana, che ha avuto come suoi esponenti Giovanni Paisiello e Domenico Cimarosa.
Carlo era interessato a concretizzare le aspettative espresse da tempo dalle idee degli intellettuali napoletani. Ad Antonio Genovesi venne affidata la prima cattedra di economia della storia.
Cercò anche di porre un freno ai privilegi degli ecclesiastici, che godevano dell’immunità giudiziaria e fiscale.
Questo atteggiamento portò gravi tensioni con lo Stato della Chiesa, ed ebbe anche risvolti internazionali poiché Papa Clemente XII si rifiutò di concedergli la propria investitura attraverso la quale la nuova dinastia reale sarebbe stata riconosciuta ufficialmente.
Lo scontro venne in parte mitigato con il Trattato dell’Accomodamento nel 1741, con cui lo Stato della Chiesa rinunciava ad alcuni privilegi nel Regno di Napoli.
Quindi, sebbene alcune delle riforme eseguite ottennero un effetto duraturo, altre delusero le aspettative degli intellettuali illuministi, che si aspettavano cambiamenti radicali nella struttura fiscale ed economica del regno, a loro parere indispensabili per rendere più equo e produttiva.
Una guerra deleteria e la Reggia di Caserta
Il rispetto per i genitori e il desiderio di collaborare, anche senza vantaggi personali, agli interessi della propria terra di nascita e della sua famiglia, lo spinsero a partecipare alla guerra contro l’Austria e l’Inghilterra, come alleato della Spagna della Francia.
La partecipazione alla guerra fu deleteria per il Regno di Napoli: le ingenti spese provocarono una grave crisi economica e il 18 agosto 1742 una parte della flotta inglese entrò nel Golfo di Napoli minacciando di bombardare la città e imponendo a Carlo la neutralità nel conflitto.
Questo evento segnò molto Carlo che, insieme ai suoi ministri, cercò un territorio interno più protetto ma non troppo lontano da Napoli, per la costruzione di una nuova capitale.
Nasceva così l’idea di trasformare un piccolo villaggio in pianura, di proprietà dei Caetani di Sermoneta, in una nuova capitale, che avrebbe gareggiato in bellezza con le altre capitali europee.
Nasceva così la Reggia di Caserta.
L’anno successivo però il Regno fu colpito da un’epidemia di peste.
Terminata la peste, riprese l’intensa attività edilizia, con la realizzazione della Reggia di Caserta, mentre a Capodimonte istituì un’importante fabbrica di porcellane.
Nel frattempo, Carlo destituì il Montalegre. L’amministrazione del regno venne affidata allo statista e giurista toscano Bernardo Tanucci, che influì notevolmente sulla politica estera e sull’attività legislativa e che emanò norme per il contenimento dei privilegi ecclesiastici.
Ma il Regno di Napoli stava per perdere il suo amato re.
Carlo III, re di Spagna
Nel 1759, morto il fratellastro Ferdinando VI senza eredi, Carlo divenne re di Spagna con il nome di Carlo III. Prima di partire per la Spagna, secondo accordi internazionali che vietavano l’unione del regno di Spagna con il regno di Napoli, Carlo fu costretto ad abdicare al trono del Regno di Napoli e di Sicilia in favore del figlio terzogenito Ferdinando IV ancora bambino, in quanto il suo primogenito, l’infante don Filippo era incapace di governare poichè affetto da infermità mentale.
Troviamo molte analogie tra il regno di Carlo nel Sud Italia e il suo regno in Spagna.
Un anno dopo il trasferimento in Spagna, l’amata moglie Maria Amalia morì. Carlo, profondamente innamorato della consorte, cosa insolita per un monarca in quanto i matrimoni non erano d’amore, nonostante i suoi 44 anni, decise di non risposarsi.
Gli anni di regno spagnolo furono caratterizzati dalla sconfitta nella guerra dei sette anni e dalla perdita di Ceuta, Melilla e Gibilterra in favore degli inglesi. Appoggiò la Francia e i neonati Stati Uniti nella guerra contro gli inglesi.
Gli insuccessi in poltica estera lo spinsero ad adottare riforme in politica interna, diventando il promotore del despotismo ilustrado. Si avvalse dei consigli dei grandi intellettuali illuministi dell’epoca, come il conte di Aranda, Floridablanca e Campomanes. Con varie riforme in campo economico Carlo riuscì a modernizzare l’arretrata società spagnola.
Volendo limitare il potere della Chiesa, nel 1767 espulse i Gesuiti dalla Spagna e dalle colonie, anche se ciò causò molti danni al sistema educativo spagnolo.
Modificò l’assetto urbanistico e architettonico di Madrid e per questo fu soprannominato “il miglior sindaco di Madrid“.
A Carlo si deve la costruzione del Museo del Prado, che voleva destinare a museo delle Scienze Naturali.
Dopo aver governato tre stati diversi, Carlo di Borbone morì il 14 dicembre 1788. Sul trono spagnolo gli succedette il secondogenito Carlo IV, che continuò a fidarsi dei consiglieri scelti dal padre ma dovette scontrarsi con le nuove idee rivoluzionarie.
Bibliografia
Creti, L., Le Ville dei Borbone: Arte, natura e caccia nei Siti Reali, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2008
Dumas, A., I Borboni di Napoli
AA. VV., Contextos literarios: del los origines al siglo XVIII, Zanichelli, Bologna, 2012
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