A metà strada tra il Vomero ed il centro storico, tra la trafficata via Salvator Rosa e la meno nota Piazzetta cesarea, si erge un ampio edificio, che oggi ospita il liceo Gian Battista Vico. La sua storia lo ha visto impiegato nelle più disparate attività: prima di essere un edificio scolastico, è stato un convento, una caserma e perfino un manicomio!
Il convento San Francesco di Sales e i suoi molti ruoli
Nel 1881, il ” Real Stabilimento dedicato a San Francesco di Sales”, ampio edificio seicentesco, diviene una “casa dei matti“, in pieno centro cittadino, andando completamente controcorrente rispetto ai dibattiti che negli anni precedenti avevano caratterizzato le riunioni di politici e medici locali circa il destino di quel luogo.
La decisione fu ardua e lungamente discussa, ma necessaria, per il sovraffollamento delle strutture manicomiali e per nuove leggi per le Province, con l’obbligo di mantenimento da parte delle stesse dei pazienti poveri, fu necessario trasferire un grosso numero di internati napoletani da strutture preesistenti come la Real Casa dei matti di Aversa ad una nuova istituzione, che sarebbe dovuta essere istutuita in breve tempo, a Napoli.
Tra le strutture selezionate per stilare una classifica, si distinsero due antichi edifici religiosi, il convento di Santa Maria dell’Arco a Sant’Anastasia ed il convento di San Francesco di Sales, a Napoli.
La prima struttura, già adibita ad un ruolo paragonabile al Real Albergo dei Poveri in periodo napoleonico, assunse un nuovo ruolo. Dopo numerose ristrutturazioni e vicissitudini, nel 1906 la struttura venne chiusa, per poi essere riacquistata da un ordine religioso negli anni ’30 e tornare definitivamente al suo antico ruolo.
L’altra struttura, un vasto edificio religioso sull’antica Salita dell’Infrascata, fu oggetto di numerose discussioni in Comune: era molto ampio ed una ristrutturazione per adattarlo al suo nuovo ruolo sarebbe stata dispendiosa. Era stato costruito nel lontano XVII secolo, con uno scopo completamente diverso da quello a cui sarebbe andato incontro, contrariamente ad un edificio progettato ex novo, quindi reputato inadatto.
Inoltre, si trovava in pieno centro città, con scarso verde circostante. Delle condizioni considerate da molti non idonee ad un luogo con uno scopo tanto delicato quale l’occuparsi di salute mentale, nonostante avesse ricoperto anche altri ruoli con carattere assistenziale o sanitario: infatti, nel 1814 fu adibito ad estensione del Real Albergo dei poveri e successivamente anche in una struttura ospedaliera per sole donne.
Nonostante ogni forma di opposizione da parte delle autorità competenti in comune, la decisione fu presa: fu inaugurato il nuovo Manicomio provinciale di San Francesco di Sales.
Il primo direttore, già affermato psichiatra dell’epoca, fu Giuseppe Buonuomo, che caldeggiò per la realizzazione in quella sede di un nuovo ospedale, forse per gli ampi spazi utilizzabili ed il grande risparmio rispetto a costruire una struttura completamente nuova.
La struttura vide, tra i suoi numerosi ospiti, anche il pittore Antonio Mancini (che oggi ha una via dedicata, al Vomero), nel 1881.
Alla direzione, dopo il dottor Buonuomo, seguì un altro illustre psichiatra campano, il professor Leonardo Bianchi, che vi rimase fino al nuovo cambio di ruolo della struttura, all’inizio del ‘900: infatti, il San Francesco di Sales fu rimpiazzato dal “Nuovo manicomio provinciale di Napoli” a Calata Capodichino, che poi avrebbe assunto il nome del suo celebre direttore, proprio Bianchi.
Nel 1911, l’ampio complesso fu adibito a caserma, per poi subire un ulteriore, drastico cambiamento di ruolo nel 1925: la struttura fu divisa tra due scuole, il liceo Gian Battista Vico, già esistente, ma in un’altra sede ed una scuola primaria, dedicata allo storico Vincenzo Cuoco, entrambe ancora oggi in attività.
-Leonardo Quagliuolo
Per approfondire:
Lascia un commento